Mensile di critica d'arte e recensioni fondato nel 1979
N. III - Luglio 2011
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Maesta Regia MAESTÀ REGIA

Arte a Palazzo, dai Farnese ai Borbone
il riallestimento delle Collezioni


Caserta, Palazzo Reale. Fino al 31 Dicembre 2011


Il pregio maggiore del riallestimento delle sale della Reggia di Caserta appena inaugurato, voluto dalla soprintendente Paola Raffaella David è di aver fatto conoscere spazi, opere d'arte e soprattutto scorci insoliti del celebre palazzo, mai visti prima d'ora. Il percorso turistico infatti prevedeva sino ad oggi la sola visita degli appartamenti reali, vecchio e nuovo, nella sistemazione voluta, con poche varianti, da Gino Chierici nel 1927 e nel 1933. Fino a dicembre invece, e si spera anche in seguito, sarà possibile visitare i nuovi ambienti della pinacoteca al piano nobile, la quadreria al piano terra e raggiungere su prenotazione il secondo piano e i sottotetti, per ammirare tra l'altro la Scala Regia "da cielo a terra". Delle 400 opere d'arte custodite nei depositi ben 260 sono state recuperate e restaurate, tra cui 140 dipinti inediti, comprensivi del fondo di nature morte sei, settecentesche, fiori e frutta, e della collezione di soggetti orientali del pittore molisano del XIII secolo Michele Scaroina.
Pistoletto
La pinacoteca, ampliata con l'utilizzo di sale interne mai aperte al pubblico, è distribuita in due ali, quella a sud, in cui sono pitture di paesaggio, tra cui i noti dipinti di Philipp Hackert e Antonio Joli, il "Vanvitelli" di Giacinto Diano e il curioso "Elefante" di Pellegrino Ronchi, e quella a nord in cui sono stati sistemati i quadri dedicati ai Fasti Farnesiani, tra cui una grande tela dello Spolverino, sette metri per due e mezzo circa, "Il matrimonio di Elisabetta Farnese e Filippo V", e ritratti di re e principi Borbone coi loro familiari (da Carlo III a Ferdinando IV, da Francesco I a Ferdinando II).
Nelle retrostanze dell'Appartamento Vecchio è visitabile la prestigiosa collezione d'arte contemporanea Terrae Motus, donata da Lucio Amelio alla Reggia di Caserta nel 1992, oltre settanta grandi opere, tra cui lavori di Haring, Rauschenberg, Pistoletto, Warhol, Beuys, Paladino, Paolini e tanti altri: collezione di cui si parla poco e che andrebbe valorizzata.

Le sale del secondo piano, dedicate alle "Arti decorative a Palazzo", riservano autentiche sorprese. Vi sono esposti orologi, candelabri, paramenti sacri, porcellane, arredi domestici, piccole sculture del XVIII e XIX secolo e pitture di genere. Le sale sono visitabili per la prima volta e la sensazione che il visitatore anche abitudinario frequentatore della Reggia ne ha è di una improvvisa vastità del palazzo, già immaginabile, ma che ora, aperto allo sguardo per un ulteriore segmento del suo patrimonio di 1200 stanze, appare vastissimo e sontuoso. Anche la quadreria al piano terra è interessante. Vi si possono ammirare, oltre ai cicli citati, anche dipinti di nobili Farnese, opere d'arte sacra e quadri di genere, tra cui un conosciuto "Giotto e Cimabue" di Tommaso De Vivo, dipinti dei Fergola, di Mariangela De Matteis e alcune tele di un "ignoto battaglista" del '600 che colpisce per il taglio dinamico e impulsivo del suo registro, che potrebbe dirsi romantico ante litteram.
Giorgio Agnisola

"Maestà Regia- Arte a Palazzo, dai Farnese ai Borbone, il riallestimento delle Collezioni"
Caserta, Palazzo Reale, Fino al 31 12 2011

Maiori FAMILIARIS PIETAS

Maiori, dal 15 luglio al 20 agosto


Familiaris Pietas Eretto come una fortezza, la bella fronte in vista del Tirreno, il complesso di Santa Maria a mare a Maiori è una delle più suggestive chiese della costiera amalfitana.

Il pittore Friedrik Mayer nella prima metà dell'Ottocento lo riprende in uno schizzo da una suggestiva angolatura che ne rivela l'articolata scansione dei volumi e la posizione scenografica sullo sfondo dell'abitato e della collina.

La chiesa originaria fu parzialmente demolita ed ampliata nel dodicesimo secolo e dedicata alla Vergine con una particolare devozione per l'Assunta. E' la sacrestia il luogo più prezioso del complesso, insignito del titolo di Collegiata da papa Giulio nel 1805.

Vi si accede dalla navata sinistra ed è adibita a museo dedicato al prevosto Don Michele Gonfalone, comprendendo un'ampia cripta sottostante, ove si conservano oggetti di culto di notevole pregio, candelabri, ostensori, cofanetti, paramenti.

Qui, fino al 20 Agosto, è allestita una suggestiva mostra, Familiaris pietas, con una cinquantina di manufatti che documentano una tradizione sacra e religiosa comune soprattutto nelle regioni meridionali, quella delle statue sotto vetro o meglio "sotto campana", "microcosmo vitreo" che esalta e preserva la tensione mistica delle sculture: santi, madonne, bambinelli, a soggetto singolo o in gruppo, opere di artisti partenopei operanti a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo: sculture in genere con anima in legno o con manichino di canapa e fil di ferro, lavorate in terracotta a stampo, a volte rifinite a stecca per le parti più a vista come viso, mani e piedi, rivestite con leggere sete colorate e ricami in oro, provenienti dagli opifici del Real Sito di San Leucio.
Giorgio Agnisola


AlfredoDePaz IL ROMANTICISMO DI DE PAZ

L'arte europea nell'età delle passioni



Di Romanticismo in arte si parla e si scrive spesso in termini riduttivi e schematici, sottolineando magari la centralità del sentimento al di là del razionalismo illuministico o la spiritualità di alcuni suoi maggiori interpreti, come Caspar David Friedrich o l'apertura naturalistica o l'innovazione linguistica e visionaria di Turner o il simbolismo storico di Delacroix. Poco si approfondiscono in genere le implicazioni del movimento romantico, dalla rivoluzione del linguaggio alla rivendicazione della facoltà immaginativa dell'uomo, come viaggio verso l'altro e verso l'oltre. E spesso non ci avvediamo che nel nostro tempo eclettico l'irrazionalismo romantico permea profondamente le nostre espressioni di vita come i nostri percorsi storici e sociali. C'è chi sostiene che se oggi la società, quella occidentale innanzitutto, e tendenzialmente con la globalizzazione l'intero pianeta, vive una complessità culturale e spirituale, ciò è dovuto al compromesso mai risolto in una sintesi armonica tra Illuminismo e Romanticismo. In particolare le ricerche artistiche del Novecento e gli stessi movimenti avanguardistici sono segnati sotterraneamente da uno spirito romantico per un verso, illuminista per l'altro, di volta in volta privilegiando il primo o il secondo, di fatto intrecciati in una in districabile complessità espressiva.

RomanticismoDella grande temperie romantica racconta con ampiezza e profondità "Romanticismo, l'arte europea nell'età delle passioni, di Alfredo De Paz, da poco uscito presso Liguori di Napoli. Ordinario di Metodologia della critica d'arte e di Fenomenologia degli stili presso l'Università di Bologna, De Paz, uno dei maggiori storici dell'arte sul piano internazionale, affronta il tema da una prospettiva che vorrei definire concentrica. Opera come un accerchiamento del tema partendo da lontano, accumulando progressivamente in forma circolare, ad ampio ventaglio investigativo dati, riflessioni, esperienze, idee, scritti, immagini. E' da questo quanto mai intenso e dinamico, insieme concreto e ideale, che muove l'indagine dello studioso, entro cui sviluppa come per gradi, per successivi approfondimenti il suo pensiero, che non appare precostituito, ma sembra dispiegarsi nel procedere stesso della indagine ricognitiva. In particolare l'autore mette a fuoco la pluralità del linguaggio artistico romantico e la sua anima controversa a un tempo tradizionalista e reazionaria. Muove da una premessa ampia in cui delinea i "Significati storici ed estetici dell'arte europea nell'età del Romanticismo", per poi analizzare l'area spagnola, quella tedesca, la francese, l'inglese, l'italiana, evidenziando di ciascuna di esse i caratteri, le personalità, le evoluzioni storico-critiche.

Ne deriva un'opera, che al di là della sua vastità (quasi quattrocento pagine di testo, duecento di illustrazioni e circa cinquanta di bibliografia e indici) non solo è una delle più complete scritte sino ad ora sul romanticismo europeo, ma risulta innovativa sotto il profilo metodologico. Se la chiarezza del linguaggio e la strutturazione della ricerca fanno dell'opera un lavoro significativo anche da un punto di vista didattico, la sua metodologia analitica costituisce in qualche modo una novità nel quadro della storiografia artistica di oggi, testimoniando per molti aspetti un modo nuovo di approcciare i fenomeni artistici. In ciò si riflette altresì il taglio dell'opera, insieme storico- critica e letteraria.
Giorgio Agnisola

Somaini
FRANCESCO SOMAINI

Antologica 1943 - 2005
Sassi di Matera


Della scultura di Francesco Somaini, di cui è aperta una grande antologica nei Sassi di Matera a cura di Giuseppe Appella e Luisa Somaini, è stata soprattutto evidenziata da parte della critica la cifra informale ed espressionistica, drammatica e sensuale. Cifra a cui hanno contribuito certamente i materiali adoperati dall'artista comasco (che nacque precisamente a Lomazzo, nel 1926, e morÏ nel 2005) e altresì le tecniche personali, tese a modellare la materia con un getto d'aria o di sabbia senza stravolgere il suo assetto naturale.
A un tale registro l'artista era pervenuto dopo esordi neofigurativi sulla scia di Martini e Manzù, di cui fu allievo, e un breve periodo postcubista.Ma furono le opere informali a renderlo conosciuto, a partire dalle tracce "esplose" che lo resero apprezzatissimo all'esterno nel primo dopoguerra e soprattutto in Francia e negli States. Da un punto di vista stilistico il periodo più felice fu forse quello successivo, al di là dei "frammenti lirici", come li definì Argan, quello delle "Carnificazioni di un'architettura", che inaugurarono negli anni Settanta una densa stagione di riflessioni sul rapporto scultura-architettura nello spazio urbano, accompagnati anche da studi progettuali e teorici, compiuti in collaborazione con Enrico Crispolti (Urgenza nella città, 1972).

E altresì quello degli anni Ottanta, in cui realizzò opere di taglio surreale, ancora astratte, vagamente organiche, immerse per così dire in una forma "liquida" e sensuale, come le "Colonne paesaggio" e quelle titolate "Fortunia". Altrettanto felici sono i lavori di taglio religioso, come i "Martìri", le croci, i riferimenti al sacro che punteggiano trasversalmente la sua attività a partire dagli anni Cinquanta e ancora negli anni Settanta. E' comunque nelle opere più "silenziose", in quelle in cui il frammento prende corpo, diventa materia viva, si rapprende attorno ad un nucleo allusivo di forte presa emozionale e psicologica che si legge il vero e grande Somaini.

A Matera sono presenti sculture tra le più note, come Racconto sull'alba, del 1961, Matrice Antropomorfa I per la nascita di Venere, del 1985, e Fortunia I, del 1988. Sono esposte nelle chiese rupestri di Madonna della Virtù e San Nicola dei Greci, mentre la rassegna, che comprende 135 opere, datate tra il 1943 e il 2005, si completa con piccoli lavori, disegni e medaglie nel Museo Musma, dove sarà anche allestita una biobibliografia in immagini. Con la mostra Somaini "Le grandi mostre nei Sassi" giungono alla venticinquesima edizione, un appuntamento storico, il cui merito è da iscriversi al benemerito Circolo La Scaletta, una delle associazioni più vive del Meridione, a cui si deve in anni ormai lontani lo stesso rilancio della città rupestre.
Giorgio Agnisola

Francesco Somaini, antologica 1943 - 2005
Sassi di Matera
Chiese rupestri di Madonna delle Virtù, San Nicola dei Greci e Museo Musma
Fino al 9 Ottobre 2011



Stroppa
CARLO STROPPA

Il satiro e la luna blu
Nel cuore visionario dell'immaginazione


Un lucido, partecipe cammino verso "la ricomposizione poetica della identità frammentaria" puntando all'origine, nel profondo del corpo psichico immerso nella spiritualità del mondo: questa la traccia del nuovo libro di Carla Stroppa "Il satiro e la luna blu, nel cuore visionario dell' immaginazione", insieme viaggio poetico e percorso psicanalitico.

L'io separato dalla visione di sé è alla base dei conflitti che segnano i disagi della vita, conflitti che spesso registrano la distanza tra il pensare e il sentire. Sulla via della soluzione Stroppa indica la ricerca del piacere creativo come "viaggio progressivo e ascensionale che apre gli occhi all'anima", metodo di indagine e di espansione lirica.
Un viaggio a ritroso, per appropriarsi progressivamente della parte più autentica e primigenia di sé, legittimando le visioni inconsce, i sogni, le avventure spirituali, spesso frustrate, nascoste dalle sovrastrutture mentali, bloccate dai meccanismi che tengono in ostaggio la vita psichica. Sicché nel viaggio si possono comprendere i travestimenti psicologici, gli inganni, oltre che le autentiche vocazioni della propria anima, come in uno specchio che continuamente si infrange e si ricompone. Ma il viaggio non riguarda un edonistico cammino, anche se la figura di Narciso nel libro viene riletta in una fase di necessario ripiegamento in sé e di recupero di una identità personale. Il successivo passaggio è il ritrovamento di una comune avventura umana che nel profondo acquista significati e senso di una vera com-passione: "A volte scoprire di fare parte di una trama che trascende la propria storia personale può salvare la vita...", scrive l'autrice. Trama che riguarda il profondo individuale, in cui può leggersi un profondo universale.

A tessere la trama del volume è una storia derivata dall'esperienza terapeutica di una paziente, Alma, cui l'autrice dedica il suo pathos analitico e a cui si affianca quasi compagna di viaggio nel cammino verso la verità di sé come donna e come persona. Alma è in effetti la protagonista della prima parte dell'opera, in cui Stroppa getta le basi di una strategia di approccio con il paziente, illuminata da una intrinseca tensione poetica. La seconda parte mira invece a puntualizzare metodologicamente le tappe del viaggio verso il recupero della propria storia d'anima.
Intensissima e patetica la scrittura ha una sua singolare struttura circolare e coinvolgente, da saggio narrativo: che risulta al tempo stesso rigorosa e approfondita e scientifica ricognizione.
Giorgio Agnisola

Carla Stroppa
Il satiro e la luna blu
Nel cuore visionario dell'immaginazione
Moretti & Vitali. Pagine 274. Euro 18,00


Stroppa
MICHELE DE LUCA

Appunti di fotografia

E' ingrato il lavoro del critico giornalista. La sua pagina è assorbita dal flusso della cronaca, si offre al lettore per un breve e talora brevissimo arco di tempo. Poi si dimentica, spesso si perde. Eppure quel filo che lega nel doppio spartito della memoria e della pagina le tante "occasioni" (mostre libri incontri e tutto ciò che riempie la storia di un critico) ha una sua intrinseca preziosità, non solo testimonia il cammino critico, ma altresì registra annota e inventaria luoghi date eventi, connessi con l' avventura più e meno fortunata di artisti e istituzioni: un complesso di dati che spesso viene letto a posteriori e non di rado sulla scorta di astratte deduzioni.
Tutto ciò per introdurre un libro appena apparso in libreria, Appunti di fotografia, di Michele De Luca, Edizioni Ghirlandina, in cui l'autore raccoglie circa duecento articoli apparsi in venticinque anni di collaborazione al noto mensile Rocca. Un libro che focalizza nello specifico un quarto di secolo di storia fotografica del nostro Paese, non solo in relazione agli appuntamenti espositivi ma anche alle pubblicazioni e agli eventi connessi con l'arte dello scatto. Un libro da conservare, ricco di date, luoghi, nomi, di spunti preziosi per lo studioso ma anche per il semplice lettore appassionato di foto.

I testi sono bilanciati tra spunto critico e cronaca, e dunque agili, sintetici ma non per questo lievi, non per questo giocati in superficie. Anzi si colgono sovente nella pagina l'affondo, la puntualizzazione, il riscontro di un occhio attento, quello del critico che si guarda intorno rimeditando un suo gusto rinsaldato negli anni. I nomi sono tantissimi, praticamente i maggiori del panorama fotografico internazionale degli ultimi decenni, da Man Ray a Berengo Gardin, a Ghirri a Salgado. Vi sono citazioni celebri ma anche segnalazioni di opere e autori poco conosciuti. Scrive Italo Zannier nella prefazione "Se dovessi recensire questo libro, concluderei dicendo che "non può mancare in una bibloioteca", e non soltanto in quelle dei fotografi e degli studiosi di questa disciplina, ma in ogni scaffale intelligente e modernamente informato". Affermazione che non si può non sottoscrivere. Bella la veste grafica, sobria e raffinata, impreziosita su fondo bianco da una bella, intensa foto di quel grande fotografo che è Mimmo Jodice.
Giorgio Agnisola

 

biblion
line

di Mary Attento



Medicina

È uscita da pochi mesi l'edizione aggiornata della "Storia della medicina e della sanità in Italia" - sottotitolo "Dalla peste nera ai giorni nostri" - e l'autore, Giorgio Cosmacini, uno tra i maggiori storici della medicina italiani, fin dalla IX pagina dell'Introduzione avverte"[...] compito della storia è anche quello di dar torto al presente". Dalla peste del Trecento all'Aids, alla Sars e alle altre patologie del nostro tempo, l'autore racconta come siamo giunti a trattare le malattie dal primitivo empirismo medico fino alle odierne tecnologie, come sono cambiati i luoghi di cura dagli antichi alberghi ai moderni ospedali, come si è modificato il rapporto medico-paziente e medico-società, come i vari modelli di medicina hanno prodotto nei secoli benefici o pericoli, inerzia o sviluppo, stagnazione o progresso.

La storia della lotta contro le malattie e delle armi messe in campo a difesa della salute si intreccia con le idee e le culture delle società occidentali in continua trasformazione.

Strutturato in 4 parti (Alle origini del mondo moderno: un blocco di tre secoli, La lenta trasformazione, La grande instaurazione, Verso e oltre il Duemila), il volume si avvale di una Prefazione, di una Introduzione, di una Non conclusione, oltre all'Indice dei nomi.


Giorgio Cosmacini
Storia della medicina e della sanità in Italia
Laterza, pp. 656 Euro 12,50





Pedemonte

È possibile sognare un diverso sistema dell'informazione per il nostro paese, ora che internet sta cambiando le regole del gioco? La domanda è posta in quarta di copertina, essenziale, di "Morte e resurrezione dei giornali - Chi li uccide, chi li salverà", pubblicato poco più di tre mesi fa da Garzanti.

L'autore, Enrico Pedemonte, ha studiato quello che sta succedendo nel mondo dell'informazione negli Stati Uniti e in Europa. Racconta la crisi della carta stampata e ne coglie le motivazioni più profonde. Se per Hegel "il giornale è la preghiera del mattino dell'uomo moderno", oggi la stampa sembra attraversare una crisi irreversibile: riviste e quotidiani chiudono, le redazioni vengono decimate dalle ristrutturazioni, i ricavi della pubblicità continuano a calare.

Le cause sono diverse: l'avvento dei nuovi media, la gratuità della rete, i giovani che leggono sempre meno i quotidiani... Tuttavia un'informazione libera, indipendente e di qualità, che sappia svolgere anche il ruolo di "cane da guardia del potere" e di punto d'incontro delle comunità, è un ingrediente indispensabile della democrazia. Senza di essa, diventa impossibile formare un'opinione pubblica competente e attiva.


Enrico Pedemonte
Morte e resurrezione dei giornali
Garzanti, pp. 248 pagine Euro 14,60






Maffeo

L'antologia di poesie Nostra sposa la vita si apre con la silloge La melagrana aperta, apparsa nel 1970 dopo prove d'esordio poi rifiutate. In quel rifiuto era l'avviso della vigilanza critica che Pasquale Maffeo ha poi continuato ad esercitare sulla propria produzione in verso e in prosa (romanzi, racconti, biografie, teatro) e che qui, nel corpus di tutte le sue poesie, si riafferma come elemento connotativo della cifra etica che governa la scrittura.

Sul filo cronologico della loro uscita, seguono sei raccolte. Nonostante la destinazione scenica, la sostanza liturgicamente lirica che li regge ha altresì convogliato nel canone due poemetti: Lapidatio (1982) e Dal deserto (1999). Abbiamo dunque, da lui ordinata e seguita in bozza, l'opera omnia d'un poeta di cui, esaurite le singole tirature, si avvertiva ormai da più parti l'opportunità di una rilettura intesa a verificarne le dilatazioni tematiche e le carature cromatiche all'interno di un'autonomia che lo ha tenuto fuori corrente e fuori scuderia, fedele alle verità della vita (donde il titolo generale) e dell'arte.


Pasquale Maffeo
Nostra sposa la vita
Caramanica, pp. 480 Euro 15,00







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L'approdo azzurro
ArtePresente - Tribunale di S.M.C.V. n.246 del 14 Luglio 1979 - Direttore: Giorgio Agnisola. Direttore responsabile: Mary Attento. Art director: Michele D'Alterio - DHARMA